
Il 21 luglio 1915, a Berlino, avviene il primo incontro con Gershom Scholem, col quale stringerà una profonda amicizia e un saldo legame intellettuale. Scholem, che abbandonerà poco dopo gli studi di matematica e filosofia per dedicarsi allo studio della mistica ebraica, favorirà l'avvicinamento di Benjamin agli studi sull'ebraismo e un'analisi approfondita del rapporto tra l'ebraismo e la filosofia.
Il 27 giugno del 1919 si laurea summa cum laude in filosofia discutendo una tesi su Il concetto di critica nel primo romanticismo tedesco.
Gli anni dal 1920 al 1927 sono anni di grande impegno intellettuale; conosce Ernst Bloch, Franz Rosenzweig, Theodor W. Adorno, Erich Fromm. Nel 1924 aveva conosciuto Asja Lacis, una regista rivoluzionaria lettone con la quale inizierà un rapporto intellettuale e sentimentale che sarà determinante per la sua decisa svolta in senso marxista e comunista.
Nel 1928 stringe un'altra importante amicizia anch'essa determinante per la sua ulteriore evoluzione intellettuale: incontra e si lega a Bertolt Brecht. A partire dagli anni trenta si avvicina all'Istituto per la ricerca sociale diretto da Max Horkheimer, con il quale i rapporti si faranno più intensi a partire dal 1934-1935.
Ormai stabilitosi a Parigi, nel settembre del 1939, allo scoppio della guerra, viene internato in un campo di lavori forzati in quanto cittadino tedesco.
Il 14 giugno del 1940 Parigi è occupata dai tedeschi. Benjamin fugge verso la Spagna nel tentativo di varcare il confine per raggiungere una località di mare e imbarcarsi verso gli USA dove già si erano rifugiati i suoi amici dell'Istituto per la ricerca sociale, tra cui Theodor W. Adorno.
Nella notte del 25 settembre del 1940, presso la località di Port Bou nella Catalogna spagnola, nel tentativo di sfuggire alla probabile cattura da parte della polizia di frontiera spagnola e alla conseguente espulsione dalla Spagna verso il territorio francese, ormai saldamente nelle mani dell'esercito nazista, Benjamin decide di togliersi la vita ingerendo della morfina. Aveva con sé una valigia nera che custodiva gelosamente, in cui erano contenuti probabilmente dei manoscritti o delle pagine incompiute. Il giorno dopo ai suoi compagni di viaggio sarebbe stato permesso di proseguire per la loro destinazione. Altri suoi amici provvidero alla sua tumulazione nel cimitero di Port-Bou, pagando il fitto del loculo per soli cinque anni. Dopo tale periodo non si sa dove possa essere finito il suo corpo, né la sua valigia nera fu mai più ritrovata. Oggi a Portbou esiste un memoriale che ricorda la figura di Walter Benjamin.
THE BENJAMIN BRIEFCASE PROJECT
Un progetto on site/on line/on air per ricordare Walter Benjamin, a 70 anni dalla sua morte, e tutti quelli che, come lui, hanno attraversato e attraversano i confini nazionali da clandestini.
Il progetto ha due dimensioni:
Riscoprire il sentiero usato da Benjamin e da centinaia di clandestini per scappare dalla Francia, riscoprirne la storia e il territorio in cui è immerso.
Ricordare Benjamin attraverso un’installazione invisibile: una valigia nella terra e un blog nella rete.
Il 3 luglio 2010 un gruppo di ricercatori, videomaker, musicisti, architetti, fotografi, registi, amici, si sono messi in cammino per ripercorrere la route Lister (già utilizzata dai Repubblicani spagnoli in fuga dal Franchismo), il sentiero che Benjamin usò per passare clandestinamente in Spagna e proseguire per gli Stati Uniti, per i quali Theodor Adorno gli aveva procurato un visto. Seguendo la descrizione del sentiero fatta da Luisa Fittko, la donna che aiutò il filosofo a passare il confine, hanno ricostruito – camminandolo – il percorso seguito da Benjamin durante la fuga. Nella notte tra il 3 e il 4 luglio si sono accampati ai piedi dei Pirenei, cercando lo stesso punto dove Benjamin passò la notte tra il 24 e il 25 settembre 1940.
Lassù Francesco Guerri, violoncellista, ha suonato per Benjamin e in quel punto hanno sotterrato una vecchia valigia di pelle, simile a quella che Benjamin portava con sé quella notte, per trasformare quel luogo in una “zona sensibile”, un luogo per ricordare il filosofo tedesco e tutti quelli che da lì passarono, in fuga dal nazismo.