Un progetto di Sabina de Tommasi per il Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma

Il progetto si è sviluppato da febbraio a maggio 2010.
Questo blog è stato creato per riportare le varie tappe dei laboratori;
elencare le bibliografie costruite insieme ai partecipanti; mostrare foto e video;
dare modo di ascoltare la lettura dei brani scelti.

Dal 25 luglio al 12 agosto 2010 ha accolto alcune riflessioni e provocazioni sul tema dei teatri di cintura e in generale sul lavoro teatrale e culturale decentrato.
Ora vuole segnalare curiosità, percorsi di lettura, suggestioni, appuntamenti, tracce originali dei nostri viaggi. Mandate i vostri suggerimenti a tracciatidiviaggi@gmail.com

La serata di lettura condivisa di quest'anno al Teatro Biblioteca Quarticciolo si è tenuta il 21 aprile 2011. Titolo STORIE MINIME.



martedì 30 marzo 2010

Calendario incontri

PAROLE DA VIAGGIO - 23 aprile 2010
Calendario incontri per la preparazione della serata di lettura condivisa
Per partecipare alla serata in qualità di lettori è indispensabile un solo breve incontro con la curatrice, alla quale sottoporre il brano del libro preferito.

Si può scegliere liberamente uno dei seguenti appuntamenti:
- venerdì 9 aprile – dalle 16 alle 19 – TBQ/ biblioteca (via Castellaneta, 10)
- sabato 10 aprile – dalle 16 alle 20 – TBQ/ biblioteca
- domenica 11 aprile – dalle 11 alle 13 – TBQ/ biblioteca
- domenica 11 aprile – dalle 18 alle 20 – Fusolab (via Giorgio Pitacco, 29)
- martedì 13 aprile – dalle 16 alle 19 – TBQ/ biblioteca
- mercoledì 14 aprile – dalle 16 alle 19 – TBQ/ biblioteca
- giovedì 15 – dalle 16 alle 19 – TBQ/ biblioteca
- venerdì 16 – dalle 17 alle 20 – Fusolab (via Giorgio Pitacco, 29)
- sabato 17 – dalle 11 alle 13 – TBQ/ biblioteca
- domenica 18 aprile – dalle 16.00 – TBQ/ biblioteca
- martedì 20 – dalle 16 alle 19 – TBQ/ biblioteca
- mercoledì 21 – dalle 16 alle 19 – TBQ

giovedì 25 marzo 2010

Semplici strumenti da viaggio


di Massimo Talone
Roma, 21 marzo 2010
tram n. 14

Non si sta bene che altrove

«Non si sta bene che altrove» ha detto qualcuno: è un programma, una dichiarazione di fede o di sfiducia. Da sempre anime inquiete trovano nel viaggio un momento in cui la vita vibra a frequenze inconsuete. L’inaspettato, lo sperdersi, ci fa sentire più vivi, attiva i sensi, sconquassa i pregiudizi. Lo spaesamento rompe gli schemi mentali in cui incaselliamo il mondo...
Si incontrano nuovi odori, nuovi sapori, cambiano le regole del gioco. Dobbiamo imparare molto, nulla è più scontato, neppure prendere un autobus o ordinare un piatto al ristorante. Nessuno ci conosce, nessuno connette il nostro volto a una storia, a un nome. La vecchia identità non funziona più, veniamo visti e guardati in modo nuovo, vediamo e guardiamo in modo nuovo.
Può essere un momento per cercare un io più vero, più profondo, oltre i trucchi e le convenzioni. Oppure possiamo provare trucchi diversi, altre maschere, e in una libertà eccitante ben al di là di ogni carnevale esplorare altre vite possibili.
da Viaggiare e non partire di Andrea Bocconi, ed. Guanda

mercoledì 24 marzo 2010

Itaca

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d'incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo nè nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente, e con che gioia - toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi penetranti d'ogni sorta, più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca - raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo in viaggio: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
Konstantinos Petrou Kavafis

Yo escuchaba chapotear en el barco / Io ascoltavo sguazzare nella barca

Yo escuchaba chapotear en el barco
los pies descalzos
y presentía los rostros anochecidos de hambre.
Mi corazón fue un péndolo entra ella y la calle.
Yo no sé con qué fuerza me libré de sus ojos
me zafé de sus brazos.
Ella quedó nublando de lágrimas su angustia
tras de la lluvia y el cristal
Pero incapaz para gritarme: ¡ Espérame,
yo me marcho contigo!

Io ascoltavo sguazzare nella barca
i piedi scalzi
e immaginavo i volti spenti dalla fame.
Il mio cuore è stato un pendolo fra lei e la strada.
Io non so con quale forza mi sono liberato dei suoi occhi
e sono sfuggito alle sue braccia.
Lei rimase ad annebbiare di lacrime la sua angustia
al di là della pioggia e del vetro.
Ma incapace di gridarmi: Aspettami
io vengo con te!
Otero Silva

lunedì 22 marzo 2010

PAROLE DA VIAGGIO - primo incontro preparatorio

venerdì 26 marzo alle ore 18.30
al Teatro Biblioteca Quarticciolo - via Castellaneta, 10
primo appuntamento per organizzare la lettura condivisa
bibliografia orientativa qui>

domenica 21 marzo 2010

lungo il tragitto del tram n. 14

QUELLE STORIE SUL MURO DELLA GRATITUDINE di Marco Lodoli

A volte capita di trovarsi in un ingorgo mostruoso e di sentirsi come criceti tra le spire d' un serpente di metallo: nelle macchine tutti suonano i clacson, inveiscono contro la vecchia che ha perso il tempo del semaforo verde, contro il vicino che stringe, contro l' autobus messo di traverso, contro il mondo intero. Siamo all' incrocio tra via di Portonaccio, la Prenestina e l' Acqua Bullicante, in un groppo di lamiere e bestemmie, e per un attimo sembra che non ce la faremo mai a districarci, che passeremo il resto della vita a insultare il prossimo e a maledire la città. E d' improvviso lo sguardo piega su un angolo fiorito: sotto il mosaico di una madonnina ci sono tanti mazzi di rose e garofani, gigli e margherite. E sul muro, a destra e a sinistra, prima dei cartelloni pubblicitari che ci offrono cose inutili, centinaia di volte è ripetuta la parola "grazie". E' uno di quegli angoli dove si raccolgono gli exvoto della gente semplice, caduta in mezzo a guai spaventosi, che un giorno ha chiesto alla madonna, alla vita, alla fortuna di gettare un occhio clemente sulle proprie disgrazie. E poi, perché le cose sono imprevedibili, perché la speranza crea nuove energie, per pura buonasorte o per vero miracolo, il figlio malato è guarito, la donna sterile ha partorito, il lavoro finalmente è arrivato, un amore che pareva morto ha trovato nuova linfa. E così chi ha supplicato questa madonnina stradale è tornato a ringraziare. Alcune targhe risalgono al dopoguerra e altre sono recentissime, alcune sono a forma di cuore, alcune sono di marmo e altre di pietra; incastrato nel muro c' è un povero mattone che porta il suo grazie inciso con un chiodo, c' è la manetta di un carcerato, una scheggia di legno scritta da un immigrato, e un cartello che recita: "Quando ormai ogni speranza era persa, con provvedimento miracoloso..." e la pioggia ha lavato via il resto, ma sotto si leggono ancora le sigle dell' Atac, dell' Acotral, del Codacons: chissà cos' era successo, quale storia tremenda è finita con quel ringraziamento. Quante storie di cui non sapremo niente. Ma quel muro di gratitudine per un poco sostiene i nostri pensieri, ci accompagna a casa.
Marco Lodoli su La Repubblica 11 novembre 2001 e su Isole - Guida vagabonda di Roma ed. Einaudi

venerdì 19 marzo 2010

binario


foto Maurizio Agostinetto

anche le nuvole si riposano

foto Maurizio Agostinetto

mercoledì 17 marzo 2010

ti va di regalarci un tuo scatto?

soggetto: un giovane in vespa nel quartiere romano "Quarticciolo"
fotografo: anonimo
data ripresa: 1955
fonte: L'album di Roma - fotografie private del Novecento

martedì 16 marzo 2010

porta il tuo cellulare a TBQ

ti servirà per il laboratorio IMMAGINI DA VIAGGIO, a cura di Massimo Talone
un cantiere di video scrittura
un viaggio in tram da documentare con i telefoni cellulari e le video camere
sabato 20 marzo alle ore 16.00
il laboratorio è gratuito

sabato 13 marzo 2010

Il filobus n. 75

Una mattina, il filobus numero 75, in partenza da Monteverde Vecchio per Piazza Fiume, invece di scendere verso Trastevere, prese per il Gianicolo, svoltò giù per l'Aurelia Antica e dopo pochi minuti correva tra i prati fuori Roma come una lepre in vacanza.
I viaggiatori, a quell'ora, erano quasi tutti impiegati, e leggevano il giornale, anche quelli che non lo avevano comperato, perché lo leggevano sulla spalla del vicino.
Un signore, nel voltar pagina, alzò gli occhi un momento, guardò fuori e si mise a gridare: "Fattorino, che succede? Tradimento, tradimento!".
Anche gli altri viaggiatori alzarono gli occhi dal giornale, e le proteste diventarono un coro tempestoso: "Ma di qui si va a Civitavecchia!"
"Che fa il conducente?"
"E' impazzito, legatelo!"
"Che razza di servizio!"
"Sono le nove meno dieci e alle nove in punto debbo essere in Tribunale" - gridò un avvocato - "se perdo il processo faccio causa all'azienda."
Il fattorino e il conducente tentavano di respingere l'assalto, dichiarando che non ne sapevano nulla, che il filobus non ubbidiva più ai comandi e faceva di testa sua. Difatti in quel momento il filobus uscì addirittura di strada e andò a fermarsi sulle soglie di un boschetto fresco e profumato.
"Uh, i ciclamini," esclamò una signora, tutta giuliva -.
"E' proprio il momento di pensare ai ciclamini," - ribatté l'avvocato -.
"Non importa," dichiarò la signora, "arriverò tardi al ministero, avrò una lavata di capo, ma tanto è lo stesso, e giacché ci sono mi voglio cavare la voglia dei ciclamini. Saranno dieci anni che non ne colgo."
Scese dal filobus, respirando a bocca spalancata l'aria di quello strano mattino, e si mise a fare un mazzetto di ciclamini.
Visto che il filobus non voleva saperne di ripartire, uno dopo l'altro i viaggiatori scesero a sgranchirsi le gambe o a fumare una sigaretta e intanto il loro malumore scompariva come la nebbia al sole.
Uno coglieva una margherita e se la infilava all'occhiello, l'altro scopriva una fragola acerba e gridava: "L'ho trovata io. Ora ci metto il mio biglietto, e quando è matura la vengo a cogliere, e guai se non la trovo".
Difatti levò dal portafogli un biglietto da visita, lo infilò in uno stecchino e piantò lo stecchino accanto alla fragola. Sul biglietto c'era scritto: Dottor Giulio Bollati.
Due impiegati del ministero dell'Istruzione appallottolarono i loro giornali e cominciarono una partita di calcio. E ogni volta che davano un calcio alla palla gridavano: "Al diavolo!"
Insomma, non parevano più gli stessi impiegati che un momento prima volevano linciare i tranvieri. Questi, poi, si erano divisi una pagnottella col ripieno di frittata e facevano un picnic sull'erba.
"Attenzione!" - gridò ad un tratto l'avvocato -.
Il filobus, con uno scossone, stava ripartendo tutto solo, al piccolo trotto. Fecero appena in tempo a saltar su, e l'ultima fu la signora dei ciclamini che protestava: "Eh, ma allora non vale. Avevo appena cominciato a divertirmi."
"Che ora abbiamo fatto?" - domandò qualcuno -.
"Uh, chissà che tardi" e tutti si guardarono il polso. Sorpresa: gli orologi segnavano ancora le nove meno dieci. Si vede che per tutto il tempo della piccola scampagnata le lancette non avevano camminato. Era stato tempo regalato, un piccolo extra, come quando si compra una scatola di sapone in polvere e dentro c'è un giocattolo.
"Ma non può essere!" Si meravigliava la signora dei ciclamini, mentre il filobus rientrava nel suo percorso e si gettava giù per via Dandolo.
Si meravigliavano tutti. E si che avevano il giornale sotto gli occhi, e in cima al giornale la data era scritta ben chiara: 21 marzo.
Il primo giorno di primavera tutto è possibile!
Gianni Rodari

giovedì 4 marzo 2010

Viaggio

A Marco Polo devo il viaggio
il fascino della ricerca e l’avventura,
alla TV il programma
che lascia spazio al mondo nella stanza,
al sole il caldo afoso ed umido,
alla luna la serata il sonno,
alla fantasia l’immagine
che porta il corpo altrove,
lungo le rive del fiume
fra il deserto e la foresta
in mezzo all’Asia o all’Africa,
nell’emisfero australe,
pigro, solitario, assorto,
dimentico del giorno che è passato,
proiettato nel film della mia vita,
di un’altra vita, della vita di un altro
e sento musica, spettacolo, teatro
e allora corro, viaggio, volo
la gamba dolorante,
l’elmo in testa,
vaporoso, estatico, solerte.
Romano Meuti