nell’incontro c’è chi nota uguaglianze e chi vede diversità, chi particolarità, c’è chi è distratto, chi è attento, chi è arrabbiato, chi è sorridente, chi è indifferente, chi non vuole vedere. C’è chi si sente lontano, chi si sente vicino. Occhi grandi, piccoli, furbi. Odore di smog, di primavera, di piatti caldi appena cucinati, di aliti pesanti, di sudore, di profumi, barboni pregni, sfiati da grate su cui si cammina, gli umori della città o quelli del mare o quelli della campagna… Contatti da tram, fastidiosi, morbidi come divani su cui accomodarsi, insinuanti. Ritmi di lingue sconosciute, musica che esce dalle auricolari, frenate stridule, i banchetti dei cd di musica peruviana coi suoi pifferi diffusi come mcdonald.
Ci si sposta d’abitudine cieca, quando i tempi lenti non passano mai, quando si è già con la mente arrivati e si vorrebbe essere altrove. Si viaggia vedendo e ascoltando, si vive restituendo con corpo e parola ciò che si è osservato e che ci cambia nel qui e ora. Grazie per avermi fatto partecipare a questo cantiere d’espressione, a questo laboratorio libero che ha acuito i sensi e mi ha fatto guardare intorno nei luoghi dove vivo… allenarci a osservare è renderci consapevoli, quelle immagini sono solo ciò resta, quello che non si racconta siamo noi.
Patrizia Chiatti (partecipante al laboratorio 'Immagini da viaggio')