L'intervento di Silvio Bastiancich sollecita il ricordo - a mio avviso - della figura di Giuseppe Bartolucci: un maestro per tanti di noi.
La sua visione - lucida e provocatoria - di un teatro sempre strettamente collegato con il contesto urbano, socio-culturale; un teatro che crea un tessuto di relazioni; un teatro espresso dalla Pubblica Amministrazione con le modalità del servizio, al pari dei trasporti e della raccolta dell'immondizia; un teatro aperto ai linguaggi della contemporaneità, ma anche alla sperimentazione di approcci differenziati (scuola, bambini, anziani, gruppi organizzati).
Sicuramente questa è stata la mia formazione. E questo è stato (ovviamente tenendo conto dei decenni passati) il tentativo romano dei teatri di cintura, orgogliosamente finanziati e gestiti dalla P.A.
Arrivando al Quarticciolo avevo ben presente l'esperienza dei centri 7 , 8 ecc. promossi proprio da Bartolucci con il Teatro di Roma alla fine degli anni settanta.
Mi ha emozionato che quella esperienza fosse ancora viva nella memoria di alcune persone che hanno partecipato nel dicembre 2007 (proprio pochi giorni prima dell'apertura di TBQ) ad una riunione della commissione cultura del VII municipio. In particolare l'intervento di Remo dell'Associazione Antropos.
Non credo che si possa continuare in eterno a disattendere le aspettative di tutti quelli che sono stati coinvolti in queste esperienze, e che in questi luoghi - restituiti ad una cittadinanza attiva - hanno costruito un nuova rete di relazioni, di scambi, di emozioni.